venerdì 30 marzo 2012

Telelavoro e decontribuzione

Torniamo a parlare del fatto che i costi del lavoro sono troppo alti, e in tempi come questi di crisi nei quali la pressione fiscale ha superato in Italia abbondantemente la soglia del 50%, occorre trovare strade nuove.


Una proposta intelligente e allo stesso tempo proficua per fare in modo tale che si possa superare questa fase di crisi, potrebbe essere quella di utilizzare uno strumento elastico come quello del telelavoro.


Quello che dalla classe politica non viene fatto, è una precisa e attenta valutazione di quelli che potrebbero essere i benefici,di un modo di lavorare nuoco come questo.


Dato e considerato che il problema principale sembra essere quello della eccessiva pressione fiscale sui contratti di lavoro italiani, una soluzione di compromesso, potrebbe essere quella del telelavoro.


Si potrebbe agire sulla parte contributiva e fiscale a livello aziendale, superando la iniziale diffidenza verso forme di lavoro nuove e alternative, nelle quali il controllo sulla persona a livello fisico non c'è.


Tuttavia per fare questo, occorrerebbe superare il concetto attuale di privacy in base alla legge italiana, perchè di fatto il controllo a distanza sul lavoratore non è possibile nel nostro paese.


Chiaramente da un punto di vista aziendale, è lecito pensare come concepire degli strumenti in accordo con il lavoratore, che monitorino quello che è la quantità di lavoro effettivamente svolto.


Il telelavoro senza un monitoraggio in remoto da parte delle azienda, rischia di diventare un arma a doppio taglio, ma per fare questo occorre vedere modelli lavorativi alternativi ai nostri, vedi Digital Goods Ltd, dove il monitoraggio avviene.


Il concetto di privacy nel luogo di lavoro, è per sua stessa natura ambiguo e non di facile applicazione, e le leggi italiane, in questo senso non aiutano certamente.

http://lavoroinremoto.blogspot.it/2012/03/telelavoro-come-freelance-di-se-stessi.html



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