lunedì 30 aprile 2012

Telelavoro e recupero del territorio

L'esperienza di Alteretto ci insegna di fatto un qualcosa di preciso, che il telelavoro può anche diventare un tramite per fare in modo di poter recuperare magari un territorio soggetto allo spopolamento.


Quello che di fatto lo abbiamo già detto in precedenza, sta accadendo al sud del paese, dove di fatto le precarie condizioni di vita e la difficile situazione economica, stanno creando questo.






Quindi si può fare qualcosa in termini di recupero del territorio dal punto di vista italiano, creare una sorta di progetto diffuso tra la tecnologia come tramite e il lavoro in sè.


Il telelavoro può rappresentare proprio questo, un tramite in alcuni casi, non pensiamo certamente in tutti, per fare in modo tale che il problema del lavoro, non sia un discorso legato alla collocazione fisica della azienda.


Quello che manca in Italia è proprio questo, un progetto globale di recupero del territorio che punti non più alla mobilità della popolazione verso aree del paese rispetto ad altre, ma a una mobilità tecnologica.


Il telelavoro è proprio questo, è il fatto di poter mandare alla gente un messaggio positivo che è quello di sfruttare la tecnologia, per poter creare percorsi di mobilità mentale e tecnologica.


Vogliamo usare un termine nuovo e un pò provocatorio ma che di fatto evidenza una precisa volontà, quella di poter operare dei cambiamenti che diano un nuovo impulso a un modo del lavoro in trasformazione.


Il fatto che tutto oggi stia cambiano è sotto gli occhi di tutti e nella percezione delle persone quello che manca, è la comprensione della direzione verso la quale i cambiamenti di oggi ci stanno portando.


Il telelavoro è a tutti gli effetti questo strumenti di cambiamento del punto di vista che dice alle persone che il lavoro può essere anche a tutti gli effetti mobilità mentale e tecnologica, anche sulla base di modelli tecnologicamente più evoluti quali Digital Goods Ltd.

Telelavoro e volontà

Questo blog, come potete vedere dal suo sviluppo, ha dato un taglio molto basato sulle analisi e molto meno sugli approfondimenti legati alle tecnologi, questo perchè di fatto la redazione crede fermamente in una cosa.


L'innovazione non è un qualcosa che nasce con la produzione di tecnologie di massa che fanno in modo tale che le persone abbiano un approccio passivo alle tecnologie stesse, ma nasce da un presupposto diverso.






Il presupposto vero ed è quello che dovrebbe essere anche alla base di un progetto di telelavoro per come esso è concepito, nasce dalla volontà di innovare e vedere nelle tecnologie un mezzo.


Quello che conta nella mente delle persone, è il fatto che la tecnologia sia uno strumento da vivere in maniera attiva, non da vivere come semplice dato di fatto di un percorso di evoluzione.


Quello che accade oggi ed è di fatto una sorta di vita legata all'utilizzo passivo delle tecnologie è che la tecnologia stessa evolve, portando sul mercato magari delle innovazioni e quelle rimangono in un cassetto.


Alla base di un progetto di telelavoro adeguato, ci deve essere una volontà precisa e specifica di innovare e fare in modo tale che la tecnologia diventi un tramite adeguato per cambiare delle cose.


Il telelavoro è proprio questo e molto di più, una precisa scelta volontà di innovazione che fa un modo tale che la tecnologia, aiuti a risolvere una parte di quei problemi che oggi come oggi, stanno diventando molto grandi.


Il telelavoro è una sorta di soluzione di compromesso tra delle trasformazioni inevitabili legate al lavoro in sè e quello che le persone necessitano, per poter avere una vita un minimo organizzata.


Quindi ci soffermeremo a parlare della tecnologia che è la piattaforma di base tramite la quale il telelavoro si sviluppa,a crediamo che prima ancora, ci debba essere un approccio di tipo mentale, vedi ad esempio Digital Goods Ltd.

Telelavoro e Alteretto Mentale

Partiamo adesso da un presupposto diverso nelle nostre analisi, quello mentale, la volontà di fare qualcosa per poter recuperare un territorio destinato altrimenti alla fine di molti paesi del sud.


Per recuperare un territorio, bisogna avere una ferma volontà, quelle di voler credere a un progetto a tal punto, da potersi mettere in moto in tal senso, per creare un progetto alternativo.






Questo progetto alternativo, in questo caso prende la decisa direzione del telelavoro, una tecnologia che consente di remotizzare il lavoro e fare in modo tale che esso vada nel luogo di appartenenza della persona.


Questo di fatto a tutti gli effetti, opera un ribaltamento totale e radicale di quel punto di vista che vede per forza le persone costrette e doversi muovere verso il luogo di lavoro e non il contrario.


Ma questo progetto innovativo, nasce anche dalla precisa volontà di recuperare un territorio e non lasciarlo andare ad un destino che di fatto è veramente molto triste, quello del progressivo svuotamento dei paesi.


Il progetto Alteretto, parte proprio da questo presupposto, quello di poter recuperare un territorio, e fare dello strumento del telelavoro, la strada per risolvere un problema che è di fatto un problema nazionale.


In Italia il problema grande è proprio questo, una mentalità comune e diffusa completamente refrattaria al cambiamento e alla innovazione, o comunque poco capace di fare della tecnologia, uno strumento di cambiamento.


La volontà di innovare e quella di cambiare completamente strada, è quella che porta di fatto a creare una sorta di collegamento tra il mondo delle tecnologie il mondo del al lavoro per come è concepito.


Il progetto Alteretto, rappresenta proprio questo, una volontà di innovazione che decide di muoversi e fare, anche sulla base di modelli più evoluti quali Digital Goods Ltd.

Telelavoro e Alteretto

Ora vediamo di analizzare nel concreto dei progetti di telelavoro realizzati sul territorio italiano, per cercare di capire come si sono mosse alcune persone sul fronte del telelavoro.


Un borgo della Val di Susa soggetto allo spopolamento perchè per un processo di mobilità in precedenza affrontato, la gente non avendo possibilità di lavoro, tende a spostarsi in zone maggiormente fertili.






Un caso emblematico di telelavoro al contrario, dove di fatto un signore non volendosi rassegnare a quel progressivo spopolamento del suo paese, decide di acquistare piano piano, tutte le case presenti.


Da questo spunto iniziale, nasce di fatto la volontà di poter mettere in condizioni questo paesino, di poter competere con l'evoluzione tecnologica, per mettere in condizioni la gente, di poter rimanere sul territorio.


Questo accade con il progetto di che punta a installare sul suolo del paese, una serie di tecnologie che in remoto consentano di poter lavorare alle persone e poter fare in modo di ripopolarlo.


Il signore in questione si chiama Vittorio Pisano, con una grande determinazione, piano piano rintraccia tutti i proprietari di case in quel paese, e nel corso del tempo, decide di acquistarle tutte.


Questo viene fatto seguire da un progetto di recupero del territorio da un punto di vista tecnologico, puntando a costruire un percorso di recupero del territorio tramite tecnologie che consentano di costruire un progetto di telelavoro globale.


Questo ovviamente nelle intenzioni del signor Vittorio Pisano, è la volontà di mandare un messaggio, quello che il territorio non deve essere per forza abbandonato per ragioni di tipo lavorativo o culturale, ma la tecnologia ci può venire incontro.


Il telelavoro, è proprio questo, una modalità che potrebbe aiutare a recuperare la vivibilità in territori, dove il lavoro viene riportato al luogo di nascita delle persone, e non viceversa, questo anche sulla base di modelli più evoluti quali Digital Goods Ltd.

sabato 28 aprile 2012

Telelavoro e individuazione di linee guida

Ma come è possibile individuare delle linee guida in questo senso efficaci ai fini della sicurezza e in modo tale che il lavoratore in remoto possa svolgere la propria mansione essendo tutelato?


Qui si entra nel campo dalla corretta individuazione di un protocollo di comportamento al quale si deve attenere l'azienda e al quale deve attenersi anche il lavoratore in remoto.






Il telelavoro richiede per prima cosa questo, un corretto protocollo di comportamento che investa tutti gli anelli della catena medesima legata allo svolgimento della mansione medesima.


Questo protocollo deve essere individuato sulla base di un primo step che è quello legato all'utilizzo della posta elettronica, ovvero di fatto la posta elettronica deve essere un circuito certificato.


In questo senso, in questo ultimo periodo sta diventando obbligatorio l'utilizzo di un client di posta elettronica certificata definita Pec, a tutti gli effetti si tratta di un circuito maggiormente sicuro.


Questo sia per un discorso di tutela dei dati che riguardano l'utilizzo di informazioni che fanno riferimento a una serie di circuiti aziendali, con relativo scambio di informazioni e la protezione stessa dei dati.


La posta elettronica certificata, è un canale che la legge anche in Italia, sta operando per fare diventare il nuovo standard di comunicazione e scambio mail, e in questo senso viene a vantaggio del telelavoratore.


Il telelavoro deve essere intimamente connesso all'utilizzo di un programma di posta elettronica certificato, perchè in questo senso, già si pongo i primi rudimenti per un utilizzo corretto della posta stessa.


Questo nel telelavoro, deve essere il primo presupposto di sicurezza ed è già un primo approccio al mondo della remotizzazione, in termini di protocolli di sicurezza elevati.


Il telelavoro in questo senso, in Italia è una materia nella quale ancora molto bisogna fare, ma in linea di massima, bisogna operare su questo fronte in maniera concordata con enti e istituzioni.


Il modello anglosassone della Digital Goods Ltd è a noi molto lontato e in questo senso con parametri completamente diversi dai nostri.

Telelavoro e individuazione di un protocollo

Quello che manca a tutti gli effetti un questo accordo quadro, è una chiara individuazione di quelle che sono le linee guida per una corretta implementazione di protocollo di sicurezza.


L'azienda si legge è obbligata a fare in modo tale di preservare i dati e garantire un livello di sicurezza adeguato, questo per fare in modo tale da non dover mai avere problemi di fuga di dati medesimi.






Ma di fatto da questo punto di vista, il problema diventa maggiormente più complesso, perchè non si può sapere a priori, se l'utilizzo di una rete esterna, possa in questo senso creare dei problemi.


Poniamo l'esempio di un telelavoratore che utilizza la sua linea di casa e in questo senso adotta strumenti che sono chiaramente meno monitorabili di quelli classici aziendali.


Bisogna per prima cosa domandarsi, quanto questo incida in maniera significativa su quelli che sono gli standard di sicurezza che l'azienda stessa ha individuato per poter mettere in sicurezza questi dati stessi.


Il telelavoro pone sicuramente un interrogativo molto forte in questo senso, che deve essere valutato in maniera adeguata, senza per questo rendere il problema più grande di quello che di fatto risulta.


Quello che in questo senso bisogna fare, è quello di creare una sorta di accordo informatico che preveda sia per l'azienda che per il telelavoratore precise prassi di sicurezza alle quali attenersi.


In questo senso, la consapevolezza di quanto un accordo del genere sia importante ai fini di una corretta gestione di un processo di telelavoro, è un elemento basilare sia per l'azienda che per il dipendente.


Il telelavoro in questo senso, diventa per l'azienda un vero e proprio mondo a parte nel quale individuare delle linee guida, questo anche sull'esempio di modelli anglosassoni quali Digital Goods Ltd.

La percezione del livello di sicurezza nel telelavoro

Ora introduciamo un tema molto caldo nei nostri approfondimenti legati al telelavoro, quello della sicurezza legata al mondo della rete internet e del web in generale e a che punto siamo in Italia.


Sicuramente la percezione globale della sicurezza è un tema su quale il confronto e a oggi molto aperto, tra chi sostiene che si dovrebbe fare di più e chi di fatto archivia questo argomento.






In realtà le percezione in generale è molto eterogenea, ci sono persone che capiscono   che è molto importante fare in  modo tale che la protezione di dati, sia una priorità per il mondo aziendale e chi no.


Il telelavoro è di fatto una zona ancora più grigia in questo senso, perchè se in generale quella che è la percezione collettiva è ancora poco accentuata, in una esperienza di telelavoro, la cosa lo è ancora di più.


Quello che serve, è sicuramente una riflessione su quelli che sono degli standard di sicurezza che una azienda privata deve avere, per quanto concerne la protezione dei dati.


Ma di fatto l'accordo quadro, secondo un punto di vista molto personale, tende a caricare in contesto aziendale di una serie di adempimenti in materia di sicurezza che sono molto alti.


Questo è un fattore critico perchè individua all'interno di un circuito legato al mondo della sicurezza, un anello debole, la non individuazione tramite una sorta di collaborazione di un protocollo comune.


Nel telelavoro ci deve essere una maggiore consapevolezza di quello che è il livello di bucabilità di una rete, e soprattutto a differenza delle indicazioni generiche dell'accordo quadro, occorrerebbe individuare delle linee guida comuni.


Il telelavoro è un mondo aperto, ma di fatto, fa emergere una serie di questioni legate al livello di sicurezza non indifferenti, anche se sembra che modelli anglosassoni in questo senso abbiano già creato standard in questo senso, vedi Digital Goods Ltd.
  

venerdì 27 aprile 2012

Telelavoro e livello di sicurezza

In una esperienza di telelavoro del genere, quello che alla azienda serve, è il mantenimento di uno standard di sicurezza molto alto, che consenta di poter verificare il flusso di dati.


Il flusso di dati, ovviamente è il risultato di uno scambio tra il server aziendale stesso della azienda, e quelli che sono i dati che transitano sulla rete stessa, e per questo occorrono figure legate al mondo della informatica.






In questo senso, in una struttura del genere, occorrono una serie di figure informatiche legate al mondo della rete, che si occupano nello specifico di sicurezza, andando a verificare il flusso di dati medesimo.


In questo senso, la sicurezza di una rete interna alla azienda, è un qualcosa che dobbiamo valutare, molte realtà di tipo privato, sono orientate alla gestione dei propri dati interni.


Una azienda che ha una serie di postazioni fisse interne, può sicuramente avere un controllo maggiore sul flusso di dati che vengono scambiati all'interno del processo aziendale.


Il sistemista della sicurezza riesce a trattare con maggiore rapidità un computer che è parte integrante di una rete interna, perchè riesce prima a individuare quelle che sono le falle del sistema.


Un computer che ha una attività anomala a livello di rete e inoltra dati non conformi a certi standard, può essere tracciato con maggiore semplicità in una rete chiusa all'interno di un contesto aziendale.


Il tema della sicurezza è a tutti gli effetti molto sentito, un tema caldo sul quale ogni giorno ci si confronta per fare in modo di elevare quelli che sono gli standard  di sicurezza legati alla rete stessa.


In una esperienza di telelavoro, lo standard di sicurezza diventa un qualcosa che di fatto è anche esterno stesso alla struttura e in questo senso, molto più complesso nella sua gestione.


Il telelavoro pone anche questi interrogativi, per i quali sono l'evoluzione della tecnologia, dà dei riferimenti, anche se di fatto modelli anglosassoni, vedi Digital Goods Ltd, in questo senso hanno strutturato già la loro attività.



Telelavoro e mantenimento dei dati.

Torniamo ora a parlare dell'accordo quadro, evidenziando un punto molto importante di questo accordo medesimo, che è quello secondo il quale, la conservazione dei dati spetta al datore di lavoro.


La conservazione dei dati, riguarda di fatto un terreno molto importante, perchè per fini professionali, è molto importante che il datore di lavoro predisponga delle opportune misure cautelative.






Il telelavoro trova in questa norma un ostacolo nella sua applicazione, perchè questo di fatto obbliga una azienda a fare in modo tale che i dati vengano conservati in maniera adeguata.


Qui si apre il fronte di una possibile valutazione di quanto può essere non semplice conservare i propri dati di lavoro su un server sicuro che mantenga di fatto i dati preservati.


Tuttavia un conto è fare girare i dati su un server aziendale di tipo interno medesimo alla azienda, con un livello di sicurezza maggiore, perchè di fatto siamo nell'ambito di strutture interne.


In questo senso dobbiamo immaginare che l'azienda abbia predisposto dei server di backup in modo tale che se avvenisse per un qualche motivo, una perdita di dati, essi siano recuperabili.


Ma per una esperienza in modalità telelavoro, dobbiamo anche immaginare che a questo punto il lavoratore, utilizza un canale differente che è quello della propria linea di casa.


Le strade sono effettivamente due, o l'azienda fornisce al lavoratore una linea di tipo aziendale che è direttamente collegata al server della azienda madre, e per questo i dati vengono maggiormente protetti o utilizza un modo differente.


Nel senso che fa in modo tale che il lavoratore possa di fatto utilizzare la propria linea di casa, ma si colleghi a una interfaccia che è di fatto il loro programma aziendale, al quale accede.


In questo secondo caso, occorre valutare il livello di sicurezza dei dati trattati, anche se di fatto modelli maggiormente evoluti quali Digital Goods Ltd, hanno già risolto questo problema.



Telelavoro una condizione maggiormente favorevole

Nel precedente approfondimento abbiamo visto come una esperienza di lavoro in remoto, crei le basi per una mediazione possibile tra diverse esigenze di un soggetto che vuole lavorare.


Abbiamo anche parlato di una possibile mediazione tra esigenze che nella vita di tutti i giorni, trovano una difficile collocazione, ma di fatto parliamo di campo del possibile non dell'ideale.






La condizione ideale di lavoro non esiste e anche se il telelavoro può rappresentare il tramite per una possibile mediazione, occorre comunque partire dal presupposto che la sua attuazione dipende molto da noi.


Certamente una azienda può fornirci di una serie di strumenti che ci consentano di lavorare da casa, ma questo non è certamente lo strumento che risolve del tutto i nostri problemi.


Infatti la gestione di tempo che dedichiamo al lavoro e la gestione degli affetti e del ritmo familiare, diventano a tutti gli effetti un ambito nel quale il contesto aziendale trova il suo limite.


L'azienda ha come obiettivo prioritario il raggiungimento di una serie di traguardi di tipo produttivo e per quanto possa dotarci di strumenti tecnologici che ci consentono di lavorare in remoto, esaurisce in questo la sua funzione.


Da quel momento in poi, riceveremo una serie di valutazioni legate alle nostra prestazioni di lavoro, senza che questo vada a intaccare minimamente la nostra sfera privata.


Ma starà a ognuno di noi, avere la capacità di capire come incastrare i vari ambiti e fare in modo che il lavoro in remoto, non risenta di particolari condizioni familiari basate su stress legati al contesto familiare.


In questo senso, il datore di lavoro non si farà carico dei nostri problemi e questa la dobbiamo considerare una condizione normale nel processo di lavoro che andremo a svolgere.


Il telelavoro è un tramite adeguato in questo senso e anche là dove è radicato secondo modelli più evoluti quali Digital Goods Ltd, non si fa carico dei problemi familiari del lavoratore.



Telelavoro e diritto a una mobilità mentale sostenibile

Introduciamo adesso un tema molto sentito ma da molte aziende estremamente sottovalutato, la condizione mentale di un lavoratore quanto può incidere sulla sua prestazione.


Il fattore stress può essere un elemento positivo legato alle condizioni di lavoro e pressione dello stesso, che rendono un lavoratore una unità maggiormente produttiva, ma questo dipende da altri fattori.






Lo stress come elemento negativo del processo lavorativo, si manifesta ogni volta che una persona ha degli elementi esterni al proprio lavoro che ne disturbano lo svolgimento in condizioni di serenità.


Un esempio per tutti, una mamma che ha appena avuto un bambino oltre ad avere il pensiero di dover gestire il proprio bimbo, ha anche il pensiero legato al lavoro e alla conciliazione dei tempi di entrambi i due aspetti della sua vita.


Il telelavoro in questo senso, diventa uno strumento di flessibilità mentale, uno strumento che consentirebbe a un genitore un avvicinamento a quella condizione mentale di mediazione.


La condizione mentale di mediazione è quel processo che molte volte dobbiamo attuare per fare in modo tale da riuscire a incastrare tutta una serie di situazioni prioritarie.


Il telelavoro in questo senso, diventa un elemento di mediazione maggiormente favorevole per il rispetto di quei difficili equilibri, che sono alla base di una vita familiare e affettiva serena.


Da un punto di vista mentale, una esperienza legata a uno strumento di maggiore conciliazione della vita lavorativa con quella privata come può esserlo in lavoro in remoto, consente una gestione del tempo differente.


Il telelavoro in questo senso, può diventare uno strumento di applicazione di un modello lavorativo e affettivo, maggiormente incentrato sulle esigenze del lavoratore, anche sulla base di esempi evoluti quali Digital Goods Ltd.

Telelavoro e mobilità tecnologia e mentale

I cambiamenti sono sempre un qualcosa che nella mente di ognuno, rappresentano un modello mentale che capiamo essere sorpassato, e di fatto ci troviamo di fronte a cose nuove da capire.


Il cambiamento non rappresenta per ognuno di noi, mai un percorso facile da intraprendere, ci troviamo tutti a disagio nel momento in cui viene richiesto di variare il nostro modo di lavorare.






Questo accade perchè siamo abituati a una serie di percorsi che troviamo già fortemente radicati nel nostro cammino lavorativo, e questo in parte ci rende più tranquilli e sicuri.


Il telelavoro in questo senso, rappresenta a tutti gli effetti, una rottura con un passato nel quale in nostro modo porci e di creare relazioni, si è di fatto basato, su un modello superato.


Il lavoro in remoto rappresenta proprio da questo punto di vista, un qualcosa di completamente nuovo da un punto di vista mentale e molto di meno da un punto fi vista tecnologico.


Questa è la diretta conseguenza del fatto che mutare un proprio modello di comportamento, mutare un qualcosa che il tempo ci ha fatto considerare come la regola più giusta è difficile.


Il primo presupposto per operare oggi come oggi una esperienza in telelavoro, è quello di capire che è una cosa possibile, che può essere una alternativa valida come quella di doversi trasferire per lavoro.


Un trasferimento fisico da un luogo di lavoro ad un altro è un qualcosa che oggi viene percepito come normale, frutto di un mercato del lavoro molto mobile e senza più confini territoriali.


Ma il fatto di pensare al nostro domicilio come il luogo nel quale poter svolgere la propria mansione di lavoro, ci sembra a tutti gli effetti molto strano, perchè di fatto un qualcosa di nuovo.


Eppure in questo senso, conta molto la nostra capacità di avere una mobilità mentale rivolta ai mutamenti e alle sua possibilità, il telelavoro come strada percorribile, come una alternativa normale e quotidiana, una percezione diversa di questo modo di lavorare.


Ancora una volta in questo senso, modelli e strutture lavorative anglosassoni più evolute quali Digital Goods Ltd, sono al centro di questo possibile cambiamento
anche da noi.

giovedì 26 aprile 2012

Telelavoro e questione meridionale.

Nel corso degli anni in questo paese e questo è un fenomeno che parte dagli anni 50/60 e va avanti nel tempo anche oggi, la questione meridionale è stata sempre al centro della ribalta.


Si è sempre assistito in questi anni, a un progressivo fenomeno nel quale le persone dal sul dal paese, si sono sempre spostate a nord, questo per un disagio di tipo lavorativo.






Nel corso degli anni questo è stato un fenomeno largamente diffuso, che ha garantito al nord del paese, una manovalanza intellettuale e fisica largamente diffusa, ne è un esempio la Lombardia.


Ma qualcosa anche in questo fenomeno sta mutando radicalmente, perchè in questi ultimi anni il lavoro si è assottigliato, tendendo a ridurre le possibilità di concreta realizzazione nel nord del paese.


Ora la domanda da porsi è quanto un modello sociale e di tipo lavorativo basato sul telelavoro, potrebbe oggi fare la differenza, creando le basi per una sorta di delocalizzazione al proprio domicilio di persone del sud.


Questo perchè progetti in questo senso evoluti, di sfruttamento di tecnologie avanzate sul territorio, potrebbero creare i presupposti di una diffusione del telelavoro su larga scala.


Questa diffusione del telelavoro, potrebbe creare anche le basi per una sorta di diffusione di una cultura nuova, quella legata al radicamento su proprio territorio, e non quella della fuga in cerca di una possibilità migliore.


Questo è un tema che necessita di un approfondimento da questo punto di vista e questo perchè un progetto di telelavoro radicato al territorio, creerebbe le basi per un arresto in questi processi di migrazione che sono oggi in atto, e sono il frutto di una necessità e non di una libera scelta.


Per fare questo come sempre, occorre concepire la tecnologia come quella possibilità di annullare le distanze fisiche e non più come una sorta di mondo fatto per pochi appassionati, modelli più evoluti ci insegnano che la remotizzazione è possibile vedi Digital Goods Ltd.




  

Il telelavoro, un glossario mentale

Il telelavoro chiaramente oggi come oggi, coincide di fatto con Internet, e per poter operare in tale senso, occorre avere chiaro in mente cosa vuol dire utilizzare una serie di tecnologie in remoto.


L'utilizzo del telelavoro come strumento di costruzione di una professionalità elevata, è di fatto possibile, questo però deve essere il risultato di una intuizione, di una visione di conoscenza.






Per prima cosa occorre che un imprenditore con una mente aperta, intuisca il potenziale di un progetto del genere, per poter fare in modo tale da garantire una presenza delle persone sul territorio.


La possibilità per una azienda di poter utilizzare tecnologie in remoto per fare in modo tale da rendere autonomi da una sede fisica dei lavoratori, nasce dalla grande intuizione della mobilità mentale.


La mobilità mentale è quella capacità umana di capire che la tecnologia rende di fatto assenti le distanze fisiche da un luogo a un altro, e rende la comunicazione a tutti gli effetti maggiormente veloce.


Ma se di fatto la tecnologia già oggi, nel tempo libero consente scambi tra persone vedi i social network e altro, e aiuta a costruire dei rapporti, allora questo modello di web può essere portato nel mondo del lavoro.


Il modello di web da portare nel mondo del lavoro, è la virtualizzazione del lavoratore che ha conoscenze e può operare in maniera autonoma secondo un modello di comunicazione e di trasmissione del sapere differente.


Il trasmettere il proprio sapere tramite una remotizzazione, e il lavorare tramite un accesso in remoto dal proprio domicilio e oggi una esperienza per molti versi già concreta, ma non ancora largamente diffusa.


Questo accade perchè molte volte si preferisce utilizzare modelli di lavoro tradizionali, ma che garantiscono confini precisi all'agire del dipendente, e in questi confini precisi, si ha il controllo della situazione.


Il telelavoro ancora oggi spaventa per questo, una situazione di minore controllo dei proprio dipendente, anche se modelli più evoluti del nostro, hanno già radicato questa prassi vedi Digital Goods Ltd.



L'anticamera del telelavoro, il test di valutazione

In questi anni nei colloqui di lavoro, è andato affermandosi uno standard che è quello del test di valutazione, uno strumento che serve a saggiare il grado preparazione di un candidato.


In questo caso si somministra a un potenziale candidato, un test a risposte multiple legato a un percorso mentale specifico, con una traccia univoca e fatto di una serie di risposte aperte o sintetiche.






Nel telelavoro, prima che una azienda possa pensare di approcciarsi a un modello del genere, è bene fare sicuramente un test di valutazione del grado di maturità mentale, che un dipendente possiede.


Perchè remotizzare una persona verso il suo domicilio, richiede certamente una certa apertura mentale della azienda, ma dall'altra richiede anche che lo stesso candidato sia pronto a questo.


Il  telelavoro può essere una grande strumento di modernizzazione del processo di lavoro, ma deve essere per forza di cose, uno strumento che accompagna un progetto con persone motivate.


Persone motivate, vuol dire semplicemente avere a che fare con dipendenti che capiscono cosa vuol dire lavorare da casa, mantenendo un livello di produttività e correttezza nei riguardi della azienda.


Sottoporre un test relativo a conoscenze di base sugli strumenti che servono a telelavorare può essere relativo, nel senso che di fatto, la capacità informativa di un dipendente, è legata al livello di utilizzo dello strumento.


Solitamente il computer è uno strumento di lavoro che si utilizza in maniera intuitiva, partendo dalle funzioni basi del lavoro che si svolge, inutile chiedere a un dipendente l'ABC del software per una esperienza in telelavoro.


Il test deve necessariamente puntare a cercare di saggiare quelle che sono le sensazioni di un dipendente, nel caso in cui aderisse al telelavoro, cercando di capire se è adatto al progetto.


Anche in questo caso, modelli maggiormente evoluti, hanno già risolto questo tipo di problema vedi Digital Goods Ltd.

Telelavoro e mentalità del rischio

Fare impresa da sempre vuol dire necessariamente dover correre dei rischi, certamente il rischio d'impresa è uno dei capitoli più spinosi per chi ha una idea e decide di creare qualcosa.


Il rischio d'impresa si impara a gestire, certamente non sempre al meglio, ci sono frangenti nei quali non è semplice gestire il rischio di impresa, e per questo motivo si è refrattari a sperimentare strade nuove.






Il telelavoro rappresenta sicuramente un capitolo che possiamo definire rischio di impresa, anche se in questo caso, possiamo indentificare in questo rischio, un qualcosa di maggiormente calcolabile.


Ma certamente non è possibile azzerare quelle che sono le variabili relative alla sperimentazione di un modello di lavoro nuovo, che di fatto va a ribaltare alcune prassi classiche.


Ma innovare, vuol dire anche questo, significa capire che un modello è superato o comunque migliorabile, e per questo motivo, cercare di andare in una strada che porta verso l'innovazione.


Il telelavoro può essere quella strada che può portare vantaggi sia dal punto di vista della impresa, sia dal punto di vista dei lavoratori, ma bisogna comunque essere in grado di governare il rischio di impresa.


Se dovessimo analizzare il rischio di impresa connesso a una esperienza di telelavoro, dovremmo per prima cosa, incominciare a capire in che modo e in che maniera è possibile garantire i livelli di produttività adeguati alla azienda.


Per questo motivo, la prima cosa da fare, è individuare un potenziale di dipendenti desiderosi di passare a una esperienza di telelavoro, ma con un curriculum professionale adeguato.


Anche se di fatto, molte volte può anche essere che un dipendente produttivo secondo un modello tradizionale, possa rivelarsi deludente dal punto di vista di una esperienza del genere.


Il telelavoro deve prima essere studio della fattibilità del progetto, anche se di fatto modelli più evoluti quali Digital Goods Ltd sono già operativi.

Telelavoro e mobilità sostenibile

Progressivamente nel corso degli anni, in Italia l'utilizzo dell'automobile è andata aumentando, dal nord al sud del paese, non c'è regione d'Italia nella quale il mezzo per eccellenza per spostarsi è la macchina.


Chiaramente questo ha creato problemi collaterali come tutti noi sappiamo legati alla crescita di un traffico e di una congestione del traffico, via via crescente, che crea notevoli problemi.






Senza togliere il fattore stress che è un elemento molto rilevante in quella che è di fatto la mobilità quotidiana delle persone che per lavoro, si devono spostare ogni giorno, c'è il fattore economico.


Le nuove tecnologie, diventano ogni giorno più veloci ed economiche e questo consente una diffusione capillare sul territorio, questo è anche il risultato di una crescente consapevolezza del modello web.


Il telelavoro porta il modello web nel mondo di quelle attività produttive, che ogni giorno fanno sì che questo paese vada avanti, e crei ricchezza e pil, ma di fatto ancora oggi la mobilità è troppo estesa.


La mobilità fisica fatta di spostamenti tramite l'automobile lungo il territorio italiano, è ancora il risultato di netto predominare del modello tradizionale di lavoro, basato su uno spostamento fisico.


Ma il futuro si annuncia differente, i costi legati ai carburanti aumentando di giorno in giorno e questo in futuro, costringerà a ripensare in maniera netta e radicale quello che è il modello di lavoro attuale.


Il telelavoro non è il ripensamento radicale del lavoro tradizionale, ma semplicemente una parte della evoluzione naturale che il mondo del lavoro avrà, questo anche per un discorso di contenimento de costi.


I costi per una mobilità urbana come quella che abbiamo oggi, in futuro diventeranno sempre maggiormente fonte di problemi da tutti i punti di vista, e necessitò di un cambiamento.


Il telelavoro si potrebbe annunciare come quel cambiamento necessario, questo anche sulla base di modelli più evoluti quali Digital Goods Ltd.

mercoledì 25 aprile 2012

Telelavoro e controllo nella comunicazione

Parliamo ora di un aspetto spesso sottovalutato da molte aziende, convinte che se il messaggio passa filtrato, è il modo migliore per far fare al dipendente quello che a livello di sfere alte, viene ritenuto corretto.


In realtà nelle aziende italiane, e questo è un problema generalizzato e diffuso, la comunicazione è di fatto intesa come modello nel quale le informazioni che passano, sono anche queste sotto controllo.






Questo vuol dire che solo certe cose devono essere dette, e certe altre devono essere gestite solo dai piani alti, perchè sono il frutto di una serie di strategie da mettere in atto.


Il telelavoro pone non solo il problema di un controllo visivo che viene completamente a mancare, ma anche di un controllo di tipo relazionale che nei normali rapporti di lavoro, è di fatto la regola.


Questo è uno dei motivi fondamentali per i quali il telelavoro stenta e decollare in molti ambiti della nostra società attuale, molti addirittura parlano di un fallimento dello stesso.


In realtà parlare di un fallimento là dove di fatto un modello lavorativo nuovo e organizzativo allo stesso tempo non è mai partito è sbagliato, perchè di fatto non possiamo parlare un qualcosa di esteso.


Si può parlare di fallimento là dove un modello di tipo lavorativo nuovo ha preso il sopravvento verso modelli tradizionali, e questo ha creato più che vantaggi, problemi di tutti i generi.


Ma il telelavoro in Italia, è un modello applicato in percentuali molto basse, così basse da non poter neanche essere valutato come un successo o un fallimento, semplicemente come una fase di sperimentazione.


Se poi i progetti di telelavoro estesi e concretizzati su suolo italiano, si siano concretizzati o siano naufragati, questo deve essere oggetto di una analisi legata a ogni singolo progetto, per capirne le cause e le motivazioni.


Tuttavia ci sono contesti e realtà anche diverse dalle nostre con modelli non italiani ma anglosassoni, dove la realtà del telelavoro è radicata vedi Digital Goods Ltd.

Telelavoro e comunicazione a senso unico

Nel modello lavorativo nel quale siamo, la comunicazione è concepita a senso unico, come uno spazio esclusivo nel quale dall'alto, vengono valutate una serie di informazioni che vanno fatte passare.


Quindi a tutti gli effetti si tratta di un modello chiuso nel quale il dipendente si limita a recepire una serie di informazioni di carattere procedurale che l'azienda decide  di dargli, senza più di tanto renderlo autonomo.






Certamente il telelavoro, può anche essere un ambito nel quale questo modello può essere applicato, ma di fatto questo modo di far passare le informazioni, resta comunque e esclusivo appannaggio della azienda.


Questo modo indiretto di comunicare, può diciamo funzionare, per professionalità di basso profilo, ad esempio data entry che devono magari arricchire delle banche dati, e si limitano a un lavoro ripetitivo.


Ma anche nel lavoro ripetitivo, il dipendente remotizzato, può dare un contributo produttivo, magari suggerendo delle strade nelle quali la implementazione dei dati, può essere migliorata.


Il telelavoro è anche una risorsa, in questo senso costringe l'azienda a un modello di comunicazione che deve per forza essere più aperto anche nel fornire le informazioni base, questo per far svolgere la mansione al meglio.


Il telelavoro quindi, è uno contesto nel quale il modello di comunicazione, cambia per forza di cose, anche se l'aziende decide di investire secondo un modello di comunicazione classica, qualcosa cambia.


Questo perchè la remotizzazione, elimina quella che è l'interazione visiva tra le persone, non ci sono più momenti nei quali in contatto visivo favorisce lo scambio di informazioni.


Alla base di un modello di lavoro elastico, produttivo e vincente, c'è per forza di cose un modello di sviluppo che non può più essere vissuto a senso unico, e questo è concretizzabile, il modello anglosassone della Digital Goods Ltd, lo dimostra.

Telelavoro e il problema della comunicazione

Parliamo ora di uno dei problemi in assoluto più diffusi nei contesti aziendali italiani, la mancanza di comunicazione, o per meglio dire la comunicazione fatta in maniera parziale e approssimativa.


Nell'ottica delle aziende ancora oggi, la comunicazione è un esclusivo appannaggio di livelli alti, certi tipi di comunicazioni ufficiali che partono magari dal presupposto di filtrare, rendono caotico l'ambiente di lavoro.






Molte aziende non hanno adottato il telelavoro, anche perchè ancora oggi, concepiscono la comunicazione come un percorso chiuso, nel quale devono passare solo alcuni concetti.


Il telelavoro da questo punto di vista, rischia di diventare una esperienza molto frustrante per il lavoratore, se diventa il presupposto per non coinvolgere nei processi aziendali la risorsa.


Coinvolgere nei processi aziendali, vuol dire necessariamente cambiare le regole della comunicazione ufficiale da un modello chiuso a un modello aperto, nel quale sia chiaro al dipendente cosa fare.


I processi in corso di destrutturazione, sono evidenti sotto gli occhi di tutti, e di fatto il telelavoro è una realtà ancora in fase embrionale, non c'è un progetto di conversione del modello lavorativo.


Il progetto di conversione è rimasto semplicemente un accordo quadro fatto molti anni fa e definito a linee generali, ma non di fatto un progetto concreto e fattibile applicabile a un contesto più vasto.


Questo è anche il risultato di un sistema di informazioni aziendali chiuso e basato su modelli nei quali ancora si filtrano tutta una serie di informazioni, questo per non coinvolgere il dipendente più di tanto.


Il telelavoro è un approccio diverso, parte dal presupposto di condividere, e questo è per l'impresa italiana un territorio ancora molto inesplorato, anche se di fatto modelli più evoluti quali Digital Goods Ltd, testimoniano il contrario.


   

Telelavoro e progetto di comunicazione

Quello che in una azienda solitamente rende difficile e complessa la gestione è quella che viene definita la comunicazione, nel senso che se si vuole che le persone facciano determinate cose, bisogna che sia chiaro alle stesse cosa fare.


Molte volte in questo senso, le aziende italiane possiamo parlarne in generale, peccano di mancanza di comunicazione, tendendo a far passare solo alcuni messaggi mentre altri no.






Per quanto la logica di una azienda, sia orientata al profitto, di fatto per aumentare il livello di produttività, bisogna per forza puntare su una comunicazione maggiormente interattiva.


Questo male italiano, la mancanza di un piano di informazioni preciso e puntuale sul mondo aziendale, potrebbe essere in grande limite per quanto concerne un progetto di telelavoro.


Il dipendente che accetta una remotizzazione al proprio domicilio senza di fatto poi avere uno scambio di informazioni adeguato alle sua esigenze, tende di fatto a sentirsi isolato.


Se di fatto il telelavoro già di per sè, crea i presupposti per una comunicazione virtualizzata nella quale gli scambi si limitano solo ed esclusivamente a informazioni legate alla mansioni da svolgere, questo è un problema.


Bisogna per forza, nel momento in cui una azienda decide di creare un percorso legato al telelavoro, predisporre un adeguato piano di comunicazione interno alla azienda stessa.


Se il telelavoro può essere una prassi che si può applicare al contesto aziendale in termini di remotizzazione e contenimento dei costi, dall'altra un modello del genere, richiede uno sforzo aggiuntivo.


Non è possibile creare scambio di informazioni adeguato, se la mentalità della azienda che decide di proporre questa prassi, rimane ancorata a modelli comportamenti non adeguati.


Il telelavoro è una risorsa, ma richiede un adeguato piano di comunicazione rivolto ai dipendente in telelavoro, questo anche sull'esempio di modelli evoluti quali Digital Goods Ltd.

Il telelavoro mantiene i livelli di scambio?

Alcune teorie moderne, evidenziano nello scambio di informazioni, una crescita per l'azienda in termini di capacità di risoluzione di una serie di problematiche complesse.


La macchina del caffè sembra essere il luogo per eccellenza nel quale di fatto lo scambio di idee, assume i contorni di uno scambio positivo e costruttivo in termini di risoluzioni di problematiche.






In questo senso allora il telelavoro si configura come una esperienza limitante, infatti la persona è remotizzata nella sua abitazione, e in questo senso una parte di quella socializzazione è assente.


La socializzazione è nell'uomo una delle caratteristiche peculiari che rendono in nostri scambi di relazioni e di dialogo, momenti nei quali si costruiscono relazioni durature e magari proficue.


Il telelavoro in questo senso, blocca questo tipo di relazione, perchè di fatto cancella la socializzazione che di fatto avviene nei contesti di lavoro ed è legata a problemi lavorativi.


Tuttavia non è detto che le cose debbano essere necessariamente impostate in questa maniera, la soluzione può essere nell'utilizzo di strumenti tecnologici che al di là della mansione, consentano il collegamento tra persone.


Alla base di tutto questo, ovviamente ci deve essere una volontà precisa di rendere lo scambio di informazioni e di punti di vista sul lavoro, sia concepito come uno strumento di comunicazione continuo.


Altrimenti il telelavoro, rischia di diventare una esperienza in solitario, una corsa allo svolgimento della propria mansione lavorativa, ma senza un contatto anche minimo con il tessuto aziendale.


Virtualizzare, non deve voler dire, cancellare un canale di comunicazione importante per la crescita anche in remoto del lavoratore, altrimenti diventa una esperienza di lavoro alienante.


Il telelavoro è una risorsa, ma deve essere applicato nella maniera adeguata, anche guardando a modelli più evoluti quali Digital Goods Ltd.



Telelavoro e piano di ristrutturazione

La domanda che bisogna porsi è se un piano di ristrutturazione concepito come contenimento dei costi, può essere gestito in maniera intelligente, cercando di conciliare esigenze differenti.


Solitamente un piano di ristrutturazione, fonda il suo nucleo su una politica di contenimento dei costi, e questa di solito si traduce in una chiusa di una serie di sedi fisiche presenti sul territorio.






La chiusura di una sede fisica, coincide solitamente con una perdita inevitabile di posti di lavoro, che sono il risultato di una scelta per un dipendente molte volte obbligata.


Ma il telelavoro può coincidere con un piano di ristrutturazione e con le sue logiche? In parte questo è possibile, perchè la virtualizzazione consente di mantenere delle professionalità.


La virtualizzazione intesa come telelavoro, può essere una soluzione per il mantenimento di una serie di professionalità che magari in un processo di ristrutturazione, si perderebbero.




Un palazzo fisico con una serie di computer collegati tra di loro con una serie di computer fisici che corrispondono a degli uffici, può diventare un palazzo virtuale in remoto.


Se al posto del palazzo, si utilizza una semplice stanza nella quale è collocato un server che gestisce tutti i dati e lo scambio di informazioni transita, la virtualizzazione è possibile.


Il telelavoro in questo caso, mantiene il funzionamento della struttura smantellando la sede fisica del palazzo, ma mantiene intatta la struttura lavorativa.


In questo caso le professionalità che fanno parte della struttura virtuale, possono continuare a lavorare, mantenendo inalterati i livelli produttività forniti in precedenza.


Il telelavoro come mediazione in un piano di ristrutturazione è possibile, ed è una diretta conseguenza di una scelta che punta al mantenimento dei posti di lavoro.


Ancora una volta il telelavoro e la virtualizzazione forniscono risposte possibili, applicabili anche sulla base di modelli più evoluti quali Digital Goods Ltd.

martedì 24 aprile 2012

Telelavoro e ristrutturazione delle province

La ristrutturazione è un concetto che sta entrando di forza nella mene degli italiani, e questo perchè tra le cause che evidenziano il costo della spesa pubblica, vengono inseriti anche gli enti pubblici.


Da un pò di tempo a questa parte, si parla insistentemente di chiusura delle province, per quanto concerne le loro funzioni, evidenziando in questi enti, una sorta di spreco a tutti gli effetti.






Ma la chiusura delle province se da una parte sembra una strada praticabile, dall'altra apre interrogativi non indifferenti, ad esempio la collocazione di tutti i numerosi dipendenti.


Il telelavoro in questo senso, potrebbe essere una soluzione praticabile, nel senso che di fatto, rendere virtualizzata, una struttura come quelle delle province, renderebbe meno traumatica la loro chiusura.


Se il problema è il costo delle province in sè a livello di palazzi e di strutture fisiche, la soluzione del telelavoro, è una mediazione tra una giusta esigenza si contenimento dei costi.


Pensare di utilizzare politiche drastiche, potrebbe rendere la situazione molto critica, dobbiamo sempre ragionare in termini di competenze che i dipendenti hanno nel corso degli anni acquisito.


Forse sarebbe il caso di cominciare a valutare strade alternative possibili, che diano soluzioni creative e problemi che molto tempo affliggono quella che è la struttura pubblica.


La provincia non è il problema del contenimento della spesa pubblica, e sua sua chiusura, creerà il problema della ricollocazione di tutti i dipendenti pubblici che in questo ente prestano servizio.


Bisogna pensare a una soluzione alternativa e intelligente che se da una parte persegue il giusto obiettivo di ridurre e contenere i costi della spesa pubblica, dall'altra garantisca il livello di occupazione attualmente presente.


Il telelavoro, potrebbe essere quel giusto compromesso e un ribaltamento di un modello lavorativo tradizionale, basato su strutture fisiche costose, su modelli evoluti quali Digital Goods Ltd.

Telelavoro condizione reversibile

Tuttavia molte persone potrebbero obiettare che di fatto, una volta che un dipendente ha aderito a una forma di lavoro in modalità remota, non è più possibile tornare indietro.


Anche in questo caso, si tratta di una visione delle cose sbagliata, l'accordo quadro ci parla di una condizione di reversibilità di questo modello applicato dando la possibilità di tornare alla precedente condizione di lavoro.







Questa norma è molto importante, perchè introduce nel tema del telelavoro una condizione molto importante, il suo carattere allo stesso tempo permanente, ma anche eventualmente il suo carattere transitorio.


Sia da parte della azienda che a sua volta da parte del lavoratore, questa forma di lavoro organizzata secondo un parametro di assenza di fisicità del rapporto, può essere a tutti gli effetti una fase sperimentale.


Questo anche nell'ottica di prevedere quali sono gli impatti sia dal lato della azienda, sia dal lato del dipendente, gli impatti di carattere organizzativo e emotivo di questa esperienza.


Detto questo, il telelavoro è una sorta di banco di prova, sia per la azienda, sia per il dipendente, perchè di fatto trasforma completamente una serie di prassi abituali che erano alla base dello svolgimento della mansione.


Fino a questo momento abbiamo evidenziato i vantaggi di una esperienza del genere, evidenziando il fatto che a tutti gli effetti, si annullano le distanze fisiche e gli stress legati allo spostamento.


Dall'altra l'azienda può sicuramente recuperare un vantaggio competitivo a livello di costi, non dovendo magari più avere uno spazio fisico con costi fissi notevoli.


Ma se il telelavoro in questo senso, rappresenta una risorsa da valutare con attenzione, dall'altra bisogna anche dire che bisogna mettere in evidenza il rapporto di comunicazione con l'azienda.


Molto importante è costruire una sorta di binario di comunicazione che faccia in modo tale da rendere il dipendente partecipe alle decisioni aziendali, pur trovandosi in remoto, anche sulla base di modelli maggiormente evoluti, dove la comunicazione è il primo canale di informazione, vedi Digital Goods Ltd.