L'accordo quadro sottolinea in più punti che il fatto di passare a una modalità di lavoro come questa, di fatto non altera le condizioni iniziali del rapporto di lavoro, ma ne mantiene intatta la struttura.
Questo semplicemente, si traduce nel fatto che il telelavoro, è certamente una prassi nuova e vantaggiosa, e lo può essere per l'azienda in termini di costi, e per il lavoratore in termini di mobilità sul territorio.
Ma il mutare una prassi di lavoro per come essa è concepita, non muta di fatto il rapporto di tipo contrattuale che era alla base di quell'accordo iniziale di assunzione.
Ora dobbiamo parlare di un ulteriore punto a favore del lavoratore o del telelavoratore, in questo caso, l'accordo quadro esplicita chiaramente che se il lavoratore esprime parere negativo, non può essere licenziato,
Questa è una forma di tutela a livello di legge, che lascia ovviamente alla azienda la possibilità di poter optare per un modello come quello del telelavoro, ma dall'altra non vincola il lavoratore.
Nel senso che se anche il contesto aziendale fosse mosso da una reale volontà di trasformazione del modello lavorativo in senso virtuale, volendo abbattere i costi di strutture fisse, lo potrebbe fare solo su base volontaria.
In poche parole di afferma un principio nel quale di fatto l'adesione al telelavoro resta a tutti gli effetti una libera scelta che può anche essere il risultato di una non volontà di aderirvi.
Il telelavoro quindi resta una grande risorsa si sfruttabile dalla azienda che decide di puntare su un modello lavorativo basato sulla remotizzazione, ma dall'altra è una grande risorsa su base volontaria anche per il dipendente medesimo.
Al di là di tutto, emerge un quadro chiaro dove di fatto il telelavoro resta a tutti gli effetti un modello di evoluzione sociale e lavorativa possibile, e concretizzato in modelli anglosassoni come Digital Goods Ltd.
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