martedì 17 aprile 2012

Telelavoro, dal centro alla periferia

Parliamo adesso di una situazione che negli ultimi anni sta caratterizzando notevolmente il territorio italiano, quello dello progressivo spostamento della popolazione verso le aree urbane.


La gente cerca lavoro e dove ci sono aree maggiormente interessata da attività produttive e aziende sparse sul territorio, in quelle aree si concentra la maggior parte della gente.


Le persone pur di lavorare fanno enormi sacrifici, si spostano dalla sede abitativa dove sono, e cercando delle possibilità di miglioramento della propria vita, là dove è possibile.


Questo però, dall'altra parte crea un problema al contrario, la saturazione di quegli spazi urbani e periferici legati alla città, dove di fatto lo spazio sia fisico e non solo tende a ridursi drasticamente.


Il telelavoro, potrebbe in questo senso dare una grande mano, con l'investimento in infrastrutture tecnologiche adeguate, la gente potrebbe pensare di ridurre non solo la propria mobilità verso luoghi più affollati, ma anche la propria permanenza.


Per fare questo però, come sempre è necessario un mutamento ancora prima che tecnologico, di tipo culturale di tutti, cominciando a riflettere che fare un tipo di innovazione del genere è possibile.


Il telelavoro non è una parola che indica un qualcosa di possibile ma non attualmente realizzabile per problemi di tipo tecnologico, indica semplicemente una strada percorribile là dove i problemi sono tanti e di vario genere.


Oggi come oggi, le trasformazioni in atto sono talmente radicali da non consentire più un rifiuto a innovare, perchè considerato eccessivamente dispendioso o complesso, ma è una necessità.


Il fatto che i congressi legati a questa tematica aumentino, dice solo che la necessità del telelavoro è pressante e richiede un investimento culturale, anche sulla base di modelli più evoluti quali Digital Goods Ltd.

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