In questo senso, dagli anni 70 fino ad arrivare ai nostri giorni, si è fatto un gran parlare di questo tipo di contratti, cercando di capire se sono la soluzione più adeguata alle esigenze produttive del nostro paese.
Il sindacato ha agito in questo modo, cercando in prima battuta, di tutelare le fasce dei lavoratori con regole uguali per tutti, ma di fatto in questo modo ha creato i presupposti per un appiattimento del merito.
Il telelavoro è una forma di organizzazione che tende a superare questo modello contrattuale, perchè basa il suo operato, sullo svolgimento di una mansione di lavoro in remoto.
Questo fa sorgere l'interrogativo legittimo se il contratto collettivo di lavoro può essere un modello ancora adattabile a un contesto come quello del telelavoro, oppure no.
Sicuramente il contratto collettivo, è stato pensato in funzione di un modello lavorativo tradizionale, dove la prestazione di lavoro è regolata su un modello classico e legato a una produzione.
Ma di fatto, se il contratto collettivo da una parte mantiene inalterate quelle tutele per il lavoratore che fanno in modo tale che il luogo dove la mansione di lavoro venga svolta non ha importanza, dall'altra, apre altri scenari.
Poniamo il caso di un lavoratore che sceglie concordemente con l'azienda di aderire al telelavoro, e mantiene un contratto collettivo di riferimento, se decide di lavorare di domenica, e questo non è previsto dal suo contratto, questo crea un problema.
Nel senso che per quella giornata, a tutti gli effetti non ha tutele perchè decide di lavorare come libera scelta,e non ha un riconoscimento, e questo non è corretto.
Quindi il telelavoro apre il problema di una contrattazione collettiva nazionale non sempre adeguata, anche se modelli più evoluti tipo Digital Goods Ltd, hanno già superato questa criticità.
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