Una delle sensazioni alle quali si va incontro nel momento in cui si decide di aderire a una modalità in telelavoro, è la virtualizzazione anche di una parte di quelle che sono le nostre sensazioni legati all'ambiente di lavoro.
Se il palazzo fisico sparisce e non è più un luogo nel quale il datore di lavoro è fisicamente presente alle nostre esigenze o è fisicamente presente anche alle nostre mansioni, è come se non ci fosse.
La virtualizzazione è un processo che parte sicuramente dallo spazio fisico e tende a fare in modo tale che certi presupposti che hanno accompagnato la nostra vita, diventino una realtà passata.
Ma il fatto che lo spazio fisico cessi, o semplicemente diventi una regola non quotidiana per il dipendente, porta umanamente a considerare tutta una serie di sfumature emotive a sparire.
Lo spazio fisico attorno a noi diventa la casa o l'appartamento nel quale ognuno di noi abita e condivide una serie di esigenze e necessità con le altre persone di natura completamente differente.
Tuttavia in una esperienza di telelavoro, quello che di veramente importante non deve accadere, è spegnere quelle sensazioni mentali legate al tempo produttivo che dobbiamo investire ogni giorno.
Il fatto che l'azienda ci accordi un telelavoro da casa, non vuol dire assolutamente che questa esperienza, può diventare una gestione confusa e caotica nella quale vita privata e lavorativa si mescolano.
Se la separazione non è più fisica ma rimane solo mentale, non vuol dire che questo dia il diritto al lavoratore, di poter decidere liberamente di poter mescolare le carte in gioco.
Le esigenze legate al tempo produttivo devono rimanere prioritarie, o quantomeno, il lavoratore deve avere la capacità di capire, che il telelavoro è lavoro, non possibilità di potersi distrarre ogni momento.
Altrimenti il telelavoro diventa un'arma a doppio taglio, e anche i modelli più evoluti vedi Digital Goods Ltd, un realtà da dimenticare.
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