giovedì 12 aprile 2012

Telelavoro, datori di lavoro di noi stessi

Dal datore di lavoro come qualcosa di esterno a noi, una azienda un capo che ci stimola a raggiungere obiettivi e ci chiede di spiegare lo svolgimento di alcune nostre mansioni lavorative al telelavoro.


Il datore di lavoro si allontana, non è più la persona fisica vicino alla quale viviamo che passa tutti i giorni e con il quale magari condividiamo due chiacchiere o un pensiero.


Niente più sollecitazioni dall'esterno o rapporti per forza di tipo visivo o fisico e magari legato a momenti di socializzazione che in realtà non abbiamo mai amato, tutto questo cessa.


Ma se dobbiamo rispondere in termini di obiettivo raggiunto, il datore di lavoro, diventa un qualcosa con il quale comunque dobbiamo in un certo modo fare i conti e al quale rispondere.


Ma come fare questo se decidiamo di aderire  a una forma di telelavoro nella quale magari, la virtualizzazione dei rapporti è completa, e in questo senso i nostri contatti saranno via mail?


Come fare in modo che il nostro tempo in telelavoro, non venga viziato da distrazioni di vario genere, che di fatto vanno a rendere vano ogni sforzo legato a quello che dobbiamo fare?


In parte, siamo noi stessi a dover operare una trasformazione, a dover operare un cambiamento nel quale dovremo ricreare un datore di lavoro virtuale che faccia in modo tale che il tempo venga utilizzano nel modo migliore.


Nel telelavoro, il miglior datore di lavoro, viene rappresentato da noi stessi, che cerchiamo di fare in modo di ricordare a noi stessi, che dobbiamo svolgere una mansione di lavoro nel migliore dei modi.


Non bisogna pensare di identificare il telelavoro, come una sorta di nicchia nel quale si può rimandare quello che è la prestazione di lavoro che ci viene richiesta, questo sarebbe un grande errore.


Modelli più evoluti quali Digital Goods Ltd, ci insegnano che comunque una prestazione di lavoro, la dobbiamo svolgere e nel migliore dei modi.

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