sabato 21 aprile 2012

Telelavoro come non scelta obbligata

Se si ragionasse per paradossi, e il telelavoro diventasse la forma organizzativa in assoluto più diffusa, l'eventuale adesione di un lavoratore ad essa, dovrebbe sempre essere il risultato di una decisione desiderata.


Il telelavoro può rappresentare uno strumento di organizzazione sociale e lavorativa nuova, ma non per questo deve essere il risultato di una scelta forza o obbligata.


Per aderirvi, occorre sempre che il soggetto sia consapevole di andare a svolgere una mansione nella quale le proprie abitudini di vita rispetto a prima, verranno modificate.


Si perchè se fino a questo momento abbiamo evidenziato un problema legato al telelavoro come non scelta degli imprenditori per quello che è il futuro medesimo del paese, la non scelta può anche essere espressione di un lavoratore.


Certamente non deve aderire al telelavoro, un lavoratore che mette al primo posto su tutto il contatto umano, e quindi ama svolgere un professione nella quale esso è parte integrante.


Il telelavoro può essere e deve comunque essere una scelta consapevole, frutto di una valutazione attenta di quelli che sono i pro e i contro di un approccio organizzativo e sociale nuovo.


Proprio in questo senso, il documento quadro della Comunità Europea, pone il telelavoro come libera scelta alla quale poter aderire oppure in alternativa poter rifiutare.


Al di là di tutto una riflessione seria su un modello sociale nuovo va fatta, e questa riflessione deve essere il risultato di una attenta valutazione dei pro e dei contro che una forma del genere comporta.


Ma ovviamente non si può neanche in linea di principio rifiutare quello che è nuovo solo per il fatto che muta alcune regole fino a questo momento percepire come corrette, questo anche sulla base di modelli più evoluti quali Digital Goods Ltd.

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