mercoledì 2 maggio 2012

Telelavoro, una mediazione possibile a metà

Dobbiamo ora parlare di un aspetto molto importante ai fini di una corretta valutazione del modello del telelavoro, la valutazione e l'analisi che bisogna fare per accostarsi a questa realtà.


Se si pensa che il telelavoro, diventi il mezzo per una mediazione perfetta tra le proprie esigenze di conciliazione del mondo familiare e il mercato del lavoro, non si è capito bene il suo presupposto.






Il telelavoro sua stessa natura, può essere solamente uno strumento che aiuta e cerca di venire incontro a due realtà così diverse come quelle legate da una parte al mondo del lavoro e alla vita privata.


Pensare però che questo sia un progetto di conciliazione perfetta di differenti esigenze lavorative, vuol dire non aver capito un problema di fondo molto importante in una esperienza del genere.


La fatica di dover operare una mediazione intelligente tra mondi così lontani tra di loro, resta a tutti gli effetti uno sforzo che deve sempre e comunque fare il lavoratore, questo non è ambito di competenza di una azienda.


Infatti per quanto questo strumento evoluto porti una organizzazione e un ripensamento di quelli che sono i tempi legati alla attività lavorativa e quelli che sono legati al mondo della famiglia, non li concilia.


La conciliazione, l'incastro è sempre e comunque una cosa che deve essere fatta dalla persona in sè, bisogna sempre ragionare in termini di strumenti che il telelavoro mette e disposizione.


Proprio per questo motivo, accostarsi a una esperienza di telelavoro, pensando di aver di fatto risolto tutti i problemi legati alla conciliazione di istanze tra di loro così diverse, non è aver compreso questo strumento.


Il telelavoro per sua natura stessa, può creare una conciliazione a metà,  tra esigenze così diverse, ma di fatto non risolvere del tutto il problema, la stessa esperienza della Digital Goods Ltd lo testimonia.

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