mercoledì 6 giugno 2012

Telelavoro e accettare la stanza chiusa

Tutto quello fino a questo momento esposto, presuppone che una persona coinvolta in un processo di formazione del genere, accetti il fatto che la propria abitazione diventa anche il luogo di lavoro.


Tutto cambia e cambiano anche le prospettive che per loro natura stessa, diventano vincolate al luogo nel quale fisicamente si andrà ad operare per svolgere il proprio lavoro.






La stessa formazione diventa il presupposto stesso della mansione che andiamo a svolgere e a cadenza settimanale, mensile o quindicinale, a seconda di quelle che andremo a svolgere, ci sarà la formazione.


Il luogo virtuale nel quale si svolge il videomeeting, diventa con il tempo un qualcosa di abituale, dalla condizione iniziale del percepire questo presupposto come strano, si passa alla concezione del normale.


Una cosa diventa normale, nel momento in cui prassi di lavoro che adottiamo, non ci sempra più tanto fuori dai canoni ordinari della comunicazione, ma è di fatto qualcosa di normale.


Per poter fare questo, bisogna però che il soggetto capisca che una sessione di formazione online non è un piacevole stacco dalla realtà di tutti i giorni nella quale ci si può distrarre.


Voler aderire al telelavoro vuol anche dire per prima cosa che siamo comunque vincolati a degli obiettivi di formazione che sfoceranno poi in una prestazione di lavoro adeguata alle richieste del cliente.


Il telelavoro è in questo senso, per certi versi forse anche più impegnativo di altre forme di lavoro tradizionali, il fatto che esistano tecnologie come Citrix, non toglie il fattore impegno.


Il telelavoro è un impegno a tutti gli effetti per molto versi estremamente impegnativo e l'interfaccia utilizzata è il tramite per la prestazione di lavoro richiesta Digital Goods Ltd docet.

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