giovedì 7 giugno 2012

Telelavoro e logica del go to meeting


Creare una struttura che per conto terzi svolge dei determinati lavori è possibile, in un contesto sociale nel quale le mansioni di lavoro diventano sempre più virtualizzate forniamo servizi.

La società dei servizi è quella che ha caratterizzato gli anni 90, in Italia come in altri contesti, di fatto si trasformava tutto, e questo creava le condizioni per creare trasformazioni inarrestabili.



Da questo presupposto possiamo tranquillamente capire che la produzione di oggetti veri si trasferiva verso altri luoghi dove di fatto i costi erano minori e la produzione più abbordabile.

Da quella dinamica di trasformazione, legata agli anni 90 mentre negli Stati Uniti questo era un processo inarrestabile incominciato già molto prima,  il processo arrivava anche da noi in maniera meno accentuata ma inarrestabile.

Da questo processo nasceva l'esigenza di trasformare quello che era l'allora mercato del lavoro in un qualcosa di diverso, incominciava a nascere quel processo di virtualizzazione inarrestabile che avrebbe poi portato a svolgere nuove  mansioni.

Oggi come oggi, pensare di partecipare a un meeting virtuale non stupisce più nessuno, in realtà accade già in molti contesti di lavoro, come diretta esigenza di una comunicazione diretta al di là delle distanze fisiche.

Ma anche perchè il lavoro per come in questi anni si è andato strutturando, dà sempre meno tempo per avere incontri di lavoro reali basati sul contatto fisico.

Il telelavoro in questo senso, è una naturale evoluzione di una esigenza nata molto tempo fa, e Citrix fornitore di tecnologia virtuale, l'ha colta e ha creato prodotti idonei.

Il telelavoro come modello e virtualizzazione è in un certo senso già radicato, vedi Digital Goods Ltd.

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