lunedì 21 maggio 2012

Telelavoro e aree urbane depresse

Molte volte si parla del fatto che ci sono aree urbane depresse dove sembra che la disoccupazione e il degrado del territorio siano l'unica realtà presente e sembra che non si possa fare altro.


Da questo punto di vista, si parla spesso e volentieri di come si dovrebbero recuperare certe aree del paese che non fruiscono di alcun tipo di agevolazione, aree dove la disoccupazione è la regola del giorno.








Molto spesso in passato si è parlato di come cercare di fare in modo tale che queste aree conoscano un minimo di sviluppo, attraverso progetti mirati di recupero del territorio.


Ancora una volta il telelavoro viene in aiuto di tutto questo, perchè se una azienda privata e non a torto non si sente di investire su un particolare tipo di territorio, ha le sua ragioni.


Se parliamo di una zona depressa dove manca completamente un tessuto sano di aziende e di lavoro che sono il circuito per eccellenza per fare in modo tale che ci sia qualcosa di positivo, allora bisogna capire come agire.


Certamente non possiamo dare tutti i torti alla azienda che non si trova nelle condizioni per poter aderire a un tipo di territorio nel quale il suo modo di lavorare viene tutelato.


Ma se al contrario, si pensasse di avviare un progetto di telelavoro, dettato da una esigenza effettiva di magari esternalizzazione di alcune funzioni in zone geografiche dove il costo è minore, allora sarebbe tutto molto diverso.


Il telelavoro da questo punto di vista potrebbe fare molto, portando una sorta di nuova rifioritura di alcune zone dove di fatto sembra che manchino completamente possibilità di lavoro.


In questo senso, abbiamo tra le mani uno straordinario strumento di flessibilità territoriale se sfruttato bene, anche sulla base di modelli più evoluti quali Digital Goods Ltd.

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