venerdì 25 maggio 2012

Telelavoro e investimento sul virtuale

Fino a questo momento, questa politica fondata sul reale, ha fondato la sua azione soprattutto in questi ultimi anni, su una considerevole riduzione dei costi, e degli sprechi.


Sicuramente questo ha fatto in modo tale che i conti fossero tenuti in regola o almeno abbiamo tenuto sotto controllo quelle che erano le politiche di contenimento della spesa.






Ma per una politica di rigore, c'è sempre un prezzo da pagare e quel prezzo si è tradotto in una deciso e netto calo di quelli che una volta erano i servizi visti come importanti dai cittadini.


Si è puntato a fare in modo tale che i costi fossero contenuti in maniera sostanziale su tutte quelle voci si spesa che in passato avevano creato magari buchi di bilancio.


Tutto questo magari si è tradotto in un vantaggio iniziale per quanto concerne quei capitoli che in base al patto di stabilità dovevano essere tenuti sotto controllo, ma oltre questo non si è andati.


Poi tutto il resto, anche una politica che guardasse in prospettiva allo sviluppo e a realizzare dei progetti di innovazione legati alla nostra realtà italiana, sono di fatto scomparsi.


Se vogliamo meglio dire non sono scomparsi, sono semplicemente stati cestinati in attesa di tempi migliori, nei quali sia possibile avere una gestione delle entrate diversa.


Ma il telelavoro è rimasto un progetto fermo a metà diviso tra quello che si sarebbe potuto fare, e quello che invece di fatto non è stato realizzato in termini di innovazione.


Il telelavoro potrebbe essere la strada per investire sulla virtualizzazione e creare un nuovo modello di lavoro, ma per fare questo occorre pensare che si possa fare, che sia possibile realizzare un progetto di innovazione, vedi anche Digital Goods Ltd.

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