mercoledì 30 maggio 2012

Telelavoro e cultura informatica

Al di là di tutto, quello che manca in Italia è una cultura informatica radicata, in molti ancora oggi, tendono a non voler utilizzare il personal computer più di tanto, perchè magari figli di una generazione transitoria.


Chiedere a una persona nata magari negli anni 60, dove il personale computer era appena una parola che nessuno conosceva, di adattarsi a un modello completamente nuovo, non è facile.






Richiede che questa persona non abbia tanto un livello di alfabetizzazione informatica adeguato e evoluto, richiede che abbia voglia di uniformarsi ai cambiamenti radicali che sono in atto.


Molte volte questa resta una bella parola e niente di più, perchè di fatto il cambiamenti mettono in discussioni prassi di lavoro e modi di fare che fino a prima sono sempre andati bene.


Tuttavia un problema che di fatto e sicuramente è un pò generalizzato e diffuso è la cultura media delle persone, quello con il quale sono cresciuti e quello nel quale credono.


Le generazioni intermedie, quelle che di fatto subiscono un mutamento profondo magari in un modello lavorativo, sono quelle che di fatto risentono in maniera più negativa di quelli che sono i cambiamenti.


Tendono a vivere con nostalgia un modello che fino a quel momento ha occupato una parte importante della loro vita, senza magari riuscire a percepire in pieno quelle che sono le potenzialità di un nuovo modello.


Dietro a tutto questo c'è un meccanismo di difesa tipicamente umano che è di fatto normale e viene fuori con la resistenza al cambiamento in ogni cosa che fino a questo momento ha occupato la nostra vita.


Il telelavoro ancora oggi in Italia è esclusiva di una piccola fetta della popolazione, perchè in molti non credono sia possibile renderla una realtà concreta e diffusa.


Dall'altra, il telelavoro stesso è per noi italiani ancora una parola che deve diventare di uso comune su realtà già radicate vedi Digital Goods Ltd.

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