giovedì 17 maggio 2012

Telelavoro e competitività

La parola competitività occupa molte delle cronache di tutti i giornali, quotidianamente la politica, il mondo imprenditoriale e gli stessi mezzi di comunicazione parlano di competitività.


Ma dietro a questa parola, al momento manca una precisa strategia che tenga conto di quelli che potrebbero essere i presupposti per fare in modo tale che un paese ne guadagni.






La competitività è in realtà una parola che fa riferimento a un modello mentale aperto nel quale di fatto si cerca di si vuole innovare utilizzando tutte quelle che sono le tecnologie a disposizione.


Ma innovare e pensare a un progetto di telelavoro diffuso in maniera capillare sul territorio italiano, sarebbe veramente in parte la chiave di svolta per fare innovazione.


Essere competitivi, vuol anche dire abbandonare vecchie logiche di produttività legate a modelli che il tempo e i problemi che aumentano, rendono vecchi, sorpassati senza che in questo si intervenga.


Il problema del telelavoro è anche questo, un qualcosa, una parola che a parte una serie di progetti pilota dei quali alcuni anche oggi continuano a esistere, non è diventato un progetto esteso.


Questo perchè di fatto, non si è ragionato in termini come sempre globali, riflettendo su un progetto che desse competitività là dove di fatto la perdita di questa ha comportato la chiusura di molte aziende.


Certamente nono vogliamo dire che il telelavoro è in gradi di risolvere tutti questi problemi, ma semplicemente affermiamo che non è stato sfruttato come avrebbe potuto.


Il telelavoro può fare molto, ma richiede un ripensamento che deve essere fatto e ancora manca, là dove realtà più evolute quali Digital Goods Ltd, lo hanno fatto.

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