venerdì 6 aprile 2012

Telelavoro e decreto sullo sviluppo mentale

Molte volte in questi anni si è ricorso all'utilizzo di decreti sullo sviluppo, che tendessero a liberare energie positive nel paese, per fare in modo tale che si facesse davvero innovazione.


Ma non ci possono essere decreti che aiutino lo sviluppo di una paese come l'Italia là dove il processo di sviluppo non passa per un mutamento radicale profondo di prospettiva.


Questo mutamento di visione, come può esserlo per il dipendente che incomincia a concepire un approccio in telelavoro come una risorsa da tenere in considerazione, è il problema più grande.


Innovare vuol dire anche questo, poter fare un salto di qualità verso forme di lavoro differenti, dove il controllo gioca un ruolo meno invasivo, e entra in gioco la voglia di sperimentare strade nuove.


Il telelavoro è anche questo, una strada nuova che può essere tracciata con l'aiuto di tutte quelle risorse nel paese che credono che ci possano essere soluzioni alternative alla delocalizzazione.



In atto da molto tempo in questo paese, c'è un processo inarrestabile di delocalizzazione verso paesi nei quali il costo in generale del fare impresa, è di fatto meno ingente.


Tuttavia questo chiaramente crea intevitabili contraccolpi alla occupazione stessa del paese, creando contraccolpi non facilmente assorbibili in tempi brevi in termini di ricaduta occupazionale.


Il telelavoro in questo senso, potrebbe rappresentare una possibile soluzione, sulla falsariga di modelli di lavoro già radicati da tempo, Digital Goods Ltd docet.



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